L'Italia è uno dei paesi a più alto rischio sismico della terra. Eppure il terremoto in Abruzzo ripropone il problema dell'assenza nel nostro paese di una politica post-sisma. Si evidenzia, ancora una volta, l'incapacità storica di derivare dall'esperienza accumulata in un secolo di catastrofi un principio-guida della ricostruzione, soprattutto per quanto riguarda la sopravvivenza dei centri storici. Un principio-guida che non sia da reinventare a ogni terremoto, ma che si adatti di volta in volta alle diversità territoriali, sociali e urbanistiche. Basterebbe guardare, oltre che ai fallimenti di cui è costellato il nostro passato, a quelle esperienze positive - come il Friuli nel 1976, o l'Umbria e le Marche nel 1997 - che hanno saputo leggere la dimensione della catastrofe tracciando un percorso virtuoso, volto non solo a soddisfare il bisogno abitativo dei senzatetto, ma anche a salvaguardare la rinascita dei centri storici, a tutelarne le irripetibili valenze urbane, artistiche e monumentali, a difenderne il patrimonio di storia e di cultura, quale radice dell'identità di un territorio. (Introduzione di Guido Crainz)
DATA | 2009 |
ISBN | 9788860363985 |
NOME DEL FILE | Terre mobili. Dal Belice al Friuli dall'Umbria all'Abruzzo.pdf |
DIMENSIONE | 2,28 MB |
AUTORE | Giovanni P. Nimis |
Nimis ha scritto un libretto, Terre mobili. Dal Belice al Friuli, dall´Umbria all´Abruzzo (Donzelli, pagg. 110, euro 14, introduzione di Guido Crainz), che confronta i diversi modelli di ricostruzione, addebitando a quello abruzzese il ritorno a un usurato centralismo - tutto nelle mani della Protezione civile - che risale alla fallimentare ...
Terre mobili - Dal Belice al Friuli, dall'Umbria all'Abruzzo. Roma: Donzelli. L'applicazione dei sistemi informativi all'urbanistica e ai piani per i centri storici di Navelli e Civitaretenga